Il Comitato per la Corporate Governance ha pubblicato oggi la nuova versione del documento: al centro sostenibilità, engagement, proporzionalità e semplificazione.
Oggi, venerdì 31 gennaio 2020, è stato pubblicato sul sito del Comitato per la Corporate Governance il nuovo Codice di Corporate Governance.
Il nuovo Codice, risultato di un’attenta analisi delle evoluzioni internazionali in materia di governo societario da parte del Comitato per la Corporate Governance, oltre a rafforzare alcune importanti best practice, si basa su quattro direttrici fondamentali: sostenibilità, engagement, proporzionalità e semplificazione.
Per quanto riguarda la sostenibilità, il nuovo Codice incoraggia le società quotate ad accogliere piani sempre più diretti alla sostenibilità dell’attività d’impresa: compito fondamentale dell’organo di amministrazione è mirare al successo sostenibile dell’impresa, inteso come l’obiettivo di creare valore nel lungo periodo a favore degli azionisti, considerando gli interessi degli stakeholder rilevanti per la propria attività. All’organo di amministrazione è attribuita la responsabilità di integrare gli obiettivi di sostenibilità nel piano industriale, nel sistema di controllo interno e di gestione dei rischi e nelle politiche di remunerazione.
Il nuovo Codice raccomanda alle società quotate di implementare il dialogo con il mercato adottando politiche di engagement complementari a quelle degli investitori istituzionali e dei gestori degli attivi. Un ruolo indispensabile di raccordo è assegnato al presidente del board, al quale viene affidato il compito di sottoporre all’approvazione del board medesimo, d’intesa con il CEO, una politica per la gestione del dialogo con la generalità degli azionisti, garantendo una adeguata informativa al board proprio sullo sviluppo e sui contenuti significativi del dialogo intervenuto con tutti gli azionisti.
Per favorire l’accesso alla quotazione delle società medio-piccole e di quelle a forte concentrazione proprietaria, l’applicazione del nuovo Codice è improntata a principi di flessibilità e di proporzionalità. Alcuni punti riguardano pertanto solo le grandi società, quindi società con capitalizzazione superiore a 1 miliardo di euro per tre anni solari consecutivi, mentre specifiche chiarificazioni sono previste per le società a proprietà concentrata, quindi società nelle quali uno o più soci dispongono, direttamente o indirettamente, della maggioranza dei voti esercitabili in assemblea ordinaria.
Infine, il nuovo Codice, operando una semplificazione, presenta i princìpi che definiscono gli obiettivi di un buon governo societario e le raccomandazioni soggette alla regola del “comply or explain“, mentre omette i commenti. Per facilitarne l’adesione al Codice stesso e quindi al buon governo, il Comitato auspica di iniziare la predisposizione di Q&A, da aggiornare ciclicamente anche su sollecitazione delle società aderenti.
Il Comitato, con lo scopo di rendere il Codice direttamente fruibile in tutti i tipi di modello societario (tradizionale, monistico, dualistico), anche da parte di società di diritto estero quotate in Italia, ha sviluppato un approccio neutrale delle best practice riguardo ai modelli di governance.
Inoltre, la revisione del Codice ha portato al rafforzamento di alcune best practice già incluse nelle passate versioni del Codice quali ad esempio la valutazione di indipendenza, la qualità dell’informativa agli amministratori, il ruolo del presidente del board, e alla raccomandazione più esplicita di altre che, nella precedente versione, appaiono solamente accennate, come il piano di successione degli amministratori esecutivi o la parità di trattamento e di opportunità tra i generi nell’organizzazione aziendale. La nuova versione del Codice si propone inoltre il compito di allineare l’autodisciplina domestica ad alcune regole di buon governo internazionali, come ad esempio la possibilità di qualificare il presidente del board come indipendente, il riconoscimento del ruolo del segretario del board e la particolare attenzione alle esperienze estere nella definizione delle politiche per la remunerazione.