Un interpello recentemente pubblicato dall’Ag. delle Entrate (n.14 del 2018) ha disciplinato il regime fiscale delle ICO, ossia le offerte al pubblico di token digitali, che costituiscono una forma di finanziamento principale delle start up.
Token e criptovalute sono termini spesso utilizzati indistintamente per riferirsi alle monete virtuali: entrambi sono beni digitali, ovvero presenti solo sul web e non tangibili, ma hanno caratteristiche diverse.
In particolare, le criptovalute sono delle valute virtuali, presenti solo sul web che si differenziano dalle valute tradizionali per assenza di un istituto che le emetta e che guidi una politica monetaria. I token sono una sorta di criptovaluta allo stato primordiale, ossia in fase di ICO (Initial Coin Offering).
I token non hanno quindi un valore di mercato se non quello stabilito in fase di ICO; infatti durante le Initial Coin Offering (ICO) gli investitori ricevono dei token, il cui valore economico è collegato ai beni e servizi sottostanti (utility token) piuttosto che ai diritti di natura partecipativa e amministrativa conferiti all’investitore (security token).
Con l’emissione di utility token una società ottiene dall’acquirente un controvalore in valuta virtuale che convertirà in valuta corrente per finanziare il progetto innovativo, mentre l’investitore ottiene il diritto di acquistare a termine i prodotti e servizi che l’emittente intende realizzare con la raccolta fondi.
Recentemente l’amministrazione finanziaria ha fornito importanti chiarimenti sulla disciplina fiscale dei piani di ICO con emissione di utility token: con la risposta a interpello n.14 del 2018 ha evidenziato infatti che:
- ai fini IVA la cessione degli utility token non è rilevante in quanto sono strumenti assimilati ai voucher e che la rilevanza fiscale si avrà al momento del loro utilizzo, ossia all’atto dell’acquisto del bene o del servizio che lo stesso incorpora;
- con riferimento alle imposte sui redditi, qualora sul piano contabile l’operazione sia rappresentata come una mera movimentazione finanziaria in applicazione dei corretti principi contabili, si ritiene che la stessa non assuma autonoma rilevanza fiscale ai fini IRES e ai fini IRAP;
- per quanto riguarda l’erogazione di compensi sotto forma di token a dipendenti e amministratori si segnala che la stessa genera reddito di lavoro dipendente con una franchigia di Euro 258,23;
- la cessione di utility token al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa genera un reddito diverso da indicare nel quadro RT del Modello Redditi Persone Fisiche, che andrà assoggettato ad imposta sostitutiva con aliquota del 26%.
Ricordiamo che l’inquadramento fiscale delle monete virtuali è stato disciplinato dalla risoluzione 9 settembre 2016 n. 72/E che ha chiarito che:
- sono esenti dall’Iva le operazioni di cambio di moneta virtuale svolte dagli operatori del mercato;
- per i clienti persone fisiche, che detengono moneta virtuale al di fuori dell’attività d’impresa, si tratta di operazioni a pronti che non generano redditi imponibili perché manca la finalità speculativa;
- con riguardo alla tassazione diretta, i ricavi che derivano dall’attività di intermediazione nell’acquisto e vendita di moneta virtuale sono soggetti ad IRES ed IRAP, al netto dei relativi costi;
- non ci sono oneri da sostituto d’imposta per i clienti, persone fisiche, che detengono la moneta virtuale al di fuori dell’attività d’impresa in quanto si tratta di operazioni a pronti che non generano redditi imponibili perché manca la finalità speculativa.